martedì 2 luglio 2013

Non sono Julia Roberts. Maddai?

Antefatto
Non sono Julia Roberts e fin qui nessun colpo di scena.



Questo è dichiaratamente un post sponsorizzato, perché se lei non fosse stata lì, ossessiva come la goccia del doccino del vicino di casa che cade fissa nello stesso punto alla stessa velocità e per tutta la notte, insistendo per sapere in formato post la storia di questa serata, probabilmente me la sarei tenuta dentro.
Alessandra sentiti quindi la paternità di queste parole, visto che anche qui il cordone ombelicale ce lo metto io.
Dicevo: non sono la Roberts anche se, come Vivian in Pretty Woman, anch’io dell’Opera ci capisco poco.
E quando dico poco pecco di vanagloria: non ci capisco niente sarebbe molto più onesto intellettualmente.
La mia è un’ignoranza dichiarata dettata da pigrizia e da un mondo a cui non mi sono mai avvicinata forse in virtù del fatto che non ha facoltà di fascinazione su di me.

Atto Primo
È maleducazione rifiutare un invito. I suoi, poi, mai li rifiuterei. In questa occasione l’invito è per assistere all’Opera di Wagner Die Walküre al Teatro alla Scala. Sono le 18:30 e il palco che ci ospita è di prestigio, ho un abito lungo nero e compagnia inappuntabile.
Non ho fatto la merenda.

Atto Secondo
Lo stupore, la meraviglia e i continui incanti rispetto alla situazione che sto vivendo lasciano il passo alla stanchezza della traduzione dal tedesco all'italiano, allo sfiancamento delle ore che passano e io sempre seduta, alle pause tra un atto e l’altro che sono la fiera delle vanità vanesie.
E alla fame.
Sono alla Scala e ho una fame che mi fa sognare di stare altrove, seduta con le gambe sotto il tavolo, a mangiare.

Atto Terzo
Una volta sedata con un aperitivo, ricco nel numero di zeri sullo scontrino ma poco nel piatto, l’Opera torna trionfante in tutti i suoi volumi.
Lo spettacolo è talmente affascinante e io talmente idiota con i miei cali ipoglicemici che qualcosa stona, qualcuno è fuori posto e non di certo Richard, Gere o Wagner che s’intendano.
Sono (e non solo) le 23:40 quando La Valchiria ci autorizza a congedarci da lei con il suo sonno arrivatole in maledizione (non mia, giuro).
È il giorno dopo il vero momento della verità, un po’ perché sono un diesel e un  po’ forse perché non sono un fulmine di guerra.
Ho addosso un’emozione provante che mi ha completamente capovolto, rovesciato come un calzino, colpito come l'antina che hai dimenticato aperta mentre con energia ti rialzi dopo aver raccolto la qualunque come se tra te e il cielo non ci fosse ostacolo.

È il giorno dopo che mi sento Vivian in Pretty Woman, perché anche a me si sono aggrovigliate le budella.

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