domenica 23 giugno 2013

Credevo fosse amore... invece era Nicholas

Ciao Nicholas.
Ci ho pensato un po’ prima di scriverti.
Non è mia abitudine arrivare in corsa ad una conoscenza sbrodolando fiumi di parole.
Non so neanche se leggerai mai queste mie riflessioni a te dirette.

Oggi coi tuoi capelli rossi, gli occhi azzurri e le spalle spelacciate mi hai proprio colpito.
Il fatto poi che tu abbia scelto un nudo integrale in una piscina cittadina l’ho trovato un atto di grande coraggio e sfrontatezza, ai miei occhi per niente inopportuno, giusto un filo di protezione in più l’avrei messa ecco.
Sei riuscito a catalizzare quasi completamente la mia attenzione, nonostante la voglia di eclissarmi rispetto ad una domenica in pieno relax con la ZiaFlo e senza Sofia.
Sei ore insieme sono quasi volate tra sole, schizzi d’acqua, pelle che ha iniziato a bruciacchiare, schizzi d’acqua, parole sopraggiunte da piccole folate di vento, schizzi d’acqua.
Nicholas…
Quando la mamma dice: “no Nicholas, basta giocare con l’acqua. Adesso andiamo a casa” la devi ascoltare.
Lo so che a tre anni in piscina puoi giusto giocarci con l’acqua ma la mamma ha continuato a ripeterlo: “no Nicholas, basta. Adesso andiamo a casa”.
L’abbiamo capito tutti tranne te, forse, Nicholas.
O forse visto che la mamma, nonostante il tuo perpetrare il divieto non abbia fatto il borsone portandoti poi a casa, ti ha reso più forte e legittimato a sbordare l’acqua.
Ma la mamma va ascoltata Nicholas.
Te lo chiedo da mamma: aiutateci, soprattutto nei momenti di pubblico consenso.
Soprattutto la domenica.
La mamma Nicholas va ascoltata anche quando è stanca e vorrebbe godersi una giornata di piscina come la mia, senza figlia al seguito.
E lei ci spera davvero che il suo richiamo sia efficace, per quanto le sue parole con quel tono minaccioso siano poco credibili.
Ma tu non glielo puoi dimostrare continuando a stare le ore in ammollo a giocare.
Dai Nicholas, ormai sei grande!
L’hai sentita dopo pranzo quando ti ha detto “regola numero uno: la mamma beve il caffè”?
Cosa voleva dire secondo te la mamma con “regola numero uno: la mamma beve il caffè”?
Ti voleva dire che è stanca Nicholas, ma davvero è stanca.
Lo so che non c’entra la regola con il caffè, che il caffè è un piacere, un vezzo, un bisogno, un momento di totale distaccamento dal piano di realtà per poi tornare in full immersion negli impegni della vita, che è un momento alieno per voi bambini… ma anche tu, giocatela con: “regola numero due: Nicholas si mangia un gelato”?
Si finiva in una risata tutti quanti e poi dritti in piscina.
Invece tu no, l’hai solo guardata per cercare di capire a cosa servisse quella regola.
La mamma l’ha capito che tu hai capito che ne stava dicendo un’altra delle sue un po’ bizzarre.
Ma ti garantisco, da mamma e da essere umano, che dopo pranzo se non si beve il caffè – regola o non regola – è un disastro.
Si fa fatica a connettere, il mal di testa arriva surfando sul cervello e non si riesce a continuare con la stessa energia che precedeva il pasto.
Ora, vogliamo tutti che la mamma possa bere il suo caffè e tornare nell’area relax per giocare con il suo Nicholas?
Sì gioia, lo vogliamo tutti.
Quindi Nicholas, accettiamo l’originalità della regola e procediamo senza capricci.
Ecco, magari quando sarai grande tu e avrai dei figli tuoi… pausa caffè e sigaretta non chiamarla proprio “regola”, chiamala più momento di autocompiacimento, chiamala voglia di evadere ritagliandosi due minuti di sano egoismo, chiamala vizio, chiamala bisogno di rilassarsi… ma ti prego non chiamarla regola.
Le regole sono altre Nicholas.
Accetta poi un altro piccolo consiglio: la prossima volta che la mamma dice basta, tu ascoltala e vai da lei.
Cerca si coinvolgerla in un nuovo gioco… Chessò… ce l’avrai un pallone, delle bolle di sapone, dei birilli in plastica dura da buttare a terra con il boccione?
O anche i gormiti, se non sono già passati di moda, dovresti averne almeno un sacchetto dell’esselunga pieno.
Tu portali in piscina, ma non in acqua Nicholas.
Fatti uno zainetto con giochini da simil-spiaggia-ricreativa-cittadina e armati di santa pazienza.
Non tutto si potrà fare, perché la zona relax di un bordo piscina, per definizione, se è relax vorrebbe che i suoi frequentatori sfruttassero al meglio quelle ore per fare… il niente, il niente più totale.
So anche Nicholas che dall’alto dei tuoi tre anni è dura capire che si può anche fare niente.
Ma tu hai la nannina del pomeriggio – che oggi hai bellamente saltato e di cui tutti noi, mamma compresa, abbiamo sentito proprio la mancanza – dove di fatto con quel niente ti ricarichi, ti rigeneri, ti rivitalizzi, riparti con un entusiasmo verso le cose che non avresti avuto diversamente e che ti impedirebbe di arrivare a cena rilassato, con un dopo cena smanioso di giocare ancora con mamma e papà per poi decidere di finire la tua giornata con una bella digestione e il letto rifatto da mamma quando, dopo la colazione, ti sei messo a giocare in soggiorno.

Ora vado Nicholas, ho detto troppo e sono un po’ stanca anch’io.
Nonostante non ci fosse Sofia in piscina con me, nonostante Sofia sicuramente non avrebbe schizzato l’acqua tutto il pomeriggio, nonostante tutto sono stanca anch’io.
Ora un pensierino va a te che avrai finito la tua cena preparata con amore da mamma, nonostante la stanchezza di una giornata in piscina con il sole, il caldo, il cloro e il Nicholas.
E metti un po’ di crema lenitiva stasera, che con la pelle chiara che hai domani rischi di essere fosforescente e non voglio che la mamma abbia anche dei sensi di colpa per averti portato in piscina.

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