venerdì 21 febbraio 2014

Hit the road Jack!

Non amo l’affermazione “stai perdendo tempo” perché quando me l’hanno abbottonata, ho sempre pensato che fosse tempo investito in… unbelcavolodinientemasarannofattimiei.
A volte c’è proprio la necessità di annoiarsi per rigenerarsi o, meglio ancora, diventare creativi.
Di contro, non ho una particolare sintonia con le ore spese in cose poco funzionali a quelle che sono le mie priorità.



Ieri la giornata è partita in debito di almeno un paio di cose urgenti da fare e ancora non era suonata la sveglia.
Ho trovato nella casella della posta un biglietto postale che m’invitava a recarmi presso i loro sportelli per ritirare una raccomandata.
Secondo loro nessuno era in casa al momento del loro passaggio.
Ma come?
Io che sono tornata a vivere con i miei e su una cosa traballo: la loro presenza ventiquattrore su ventiquattro/ sette giorni su sette.
Parto per ritirare la raccomandata con qualche dubbio, ma vado.
Faccio la fila.
Sì, sono io, documento alla mano.
Ritiro la busta.
Apro la busta.
Equinozio, nome di fantasia, dice che ha recapitato presso la casa comunale una busta chiusa per me.
E due.
Anche loro sono passati e dei miei genitori nessuna traccia.
Ma dove vanno di giorno quei due?
A piedi mi dirigo verso la casa comunale.
Faccio in tempo anche a ricevere un complimento: Ti trovo bella Elena, sei ingrassata?.
La giornata è grigia al punto giusto e sono le 10.30 del mattino.
Continuo per la mia strada.
Entro nella casa comunale e non mi serve neanche prendere il numerino: Deve ritirare una busta all’ufficio tal dei tali?
Ho la faccia della persona che deve ritirare una busta all’ufficio tal dei tali? Sì, devo. Esca da quella porta e vada a destra.
Esco e a destra ho un muro.
Prendo la porta di fronte ed esco dall’uscita di emergenza.
Mamma vienimi a prendere perché mi sto perdendo, come quella volta anni fa nell’ascensore dell’Ospedale.
La porta era a sinistra e saper dare le indicazioni non è cosa da tutti.
Buongiorno, devo ritirare una busta.
Nome e cognome, inizia la ricerca sulle file di carta tenute insieme da elastici gialli.
Eccomi, sono quasi compiaciuta di leggere il mio nome.
Firmo.
Ritiro la busta.
Apro la busta.
Mi congedo con i migliori degli auspici: Addio.
La busta contiene un bollettino da pagare in posta.
Equinozio mi ricorda che devo pagare il bollo dell’albo a cui sono iscritta.
Equinozio è passato da casa, ha lasciato una busta in posta per dirmi che nella casa comunale c’era una busta per me da ritirare e all’interno della busta c’era un bollettino postale.
In tutto questo sono tornata in posta e ho rifatto la fila.
Cercando di capire perché non siamo in grado di semplificarci la vita.

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