I miei genitori ci hanno fatto crescere guardando poca televisione.
Poca e monitorata.
Sono andata un po' in odio su quel tassativo “20.30 tutti a letto”… che in realtà voleva dire che se alle 19.15 ci mettevamo a tavola - con tv rigorosamente spenta e sei bocche da sfamare - per noi la tv era Bim Bum Bam ogni tanto il pomeriggio.
Tv col contagocce, insomma, altro che telecomando da contendere.
Crescendo ho avuto la mia fase di ingordigia… Tv spazzatura come se piovesse, tutelandomi
sempre con frasi del tipo “voglio capire come funziona il suo meccanismo... cosa
ci sta davvero dietro”.
Oggi che sono madre, vorrei contagocciare
anch’io la tv, ma mi trovo dissonante con i tanti telecomandi che presenziano e
fanno gola anche agli inappetenti.
Quindi la tv mia figlia la può vedere con una libertà relativamente assoluta preservata da almeno
un paio di regole.
Non più di tot tempo al giorno e con la cautela adulta a presenziare gli
imbarazzanti programmi col retrogusto di telenovelas sud americana.
Violetta, per esempio.
Adolescente senza fissa dimora che gira il mondo con il padre milionario, grande
imprenditore che preserva la figlia dalla vita e dalla sofferenza.
Orfana di madre perché la donna, cantante lirica, muore durante una tournée
(dai tempi delle favole romantiche col principe azzurro noi mamme siamo abituate a fare fini ben più cruente, cosa vuoi che ci faccia il crollo di un teatro in testa).
Giovane che racconta i suoi segreti in un diario ma che si umilia leggendoli a
mente perché, nostro malgrado, purtroppo la sentiamo.
Finalmente rientra nella sua città natale, di cui ricorda poco, ma in quel poco non c'è traccia di uno straccio di ricordo familiare.
La sorella della madre sbirciando dentro casa della nipote, per errore diventa la sua
insegnante privata. Neanche a dirlo, il padre della ragazza non riconosce sua cognata quando se la trova di fronte.
Neanche a dirlo (atto secondo) il padre della ragazza s’innamora della cognata deputata ad insegnante.
Neanche a dirlo (atto terzo) la cosa è reciproca.
Neanche a dirlo (atto quarto e poi vi prego tutti a casa!) Violetta non sa che zia è zia.
Ma nel frattempo....
Il padre è fidanzato in odore di matrimonio con la donna più stupida dell’Universo.
La donna più stupida dell’Universo ha le curve al posto giusto e abiti
invidiabili.
La donna più stupida dell’Universo non sopporta Violetta e il sentimento è
reciproco (il maddai è sempre più impertinente).
Ciliegina sulla torta, pare che - ma questo non l’ho ancora capito e a questo punto lo voglio sapere - il
fratello della futura moglie sia agli arresti domiciliari, ovviamente avulsi da regole anche quelli.
E dove se non nella casa
di Violetta?
Insomma, un interessante studio antropologico da servizi sociali ma reso in musical non è per nulla sottotono, più interessante di un telegiornale e più avvincente di un film fantascientifico.
E quando Sofia vuole giocare a Violetta e io le faccio il riassunto di cui sopra, lei mi ascolta in silenzio e dopo un attimo conclude: ...Allora io faccio Violetta ma tu non fare mia mamma. Ok?
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