giovedì 6 giugno 2013

Operazione What Makes You Beautiful

È due settimane che gli spazi di casa vengono occupati da questo video.

Un video. Perché i bambini dal 2.0 in poi, la musica la scoprono guardandola e forse non sono neanche capaci solo di ascoltarla.
Io sono figlia di DeeJay Television e mi son fatta accompagnare un po’ nell’adolescenza anche da MTV, esperta del modello da oggi la musica per essere apprezzata deve indossare anche un bel vestito.
Per tutto il resto c’era il canzoniere, le mie zie con la chitarra e la loro passione per i cantautori italiani, Sanremo e i vinili improponibili dei miei.
Ma ora l’arte dei suoni va vista per essere poi ascoltata e a volte separare i sensi, mettendo in secondo piano l’occhio, può avere un effetto sminuente.
Lei è figlia della generazione con la tecnologia alla mano mista al gusto preadolescente.

Non si ha consapevolezza mai di cosa frulli nella testa altrui (e dico anche per fortuna), io so che per noi il mondo della scoperta dei video musicali si riconduce ad un fogliettino piegato in tasca dopo una giornata di scuola.


E le sue parole nel mostrarmelo: “Io non amo loro, mamma, io amo la loro musica”.

“Ma è vero che posso amarli lo stesso, anche se non so come si chiamano di nome?”
Dopo averla rassicurata, le spiego che trattasi dei One Direction.
Il suo problema è che non conosce i nomi dei singoli componenti, certo che i One Direction sono i One Direction.
Cinque facce pulite, pettinate e youtube, per Sofia, ha fatto il resto.
A suon di nanannanna nannannanananna hanno conquistato il cuore di mia figlia e di una moltitudine di pre e adolescenti.
A dirla tutta aspettavo i One Direction verso i dodici, senza eccessiva fretta li accoglievo con qualcosa di pronto e cucinato bene, dai quindici in poi.
Ma sono entrati senza bussare alla porta a otto anni, quasi quasi nove.
Forse mi fa più impressione che siano entrati senza bussare alla porta ai miei trentotto, quasi quasi trentanove.

Per alleggerire questa volontà a tratti ossessiva compulsiva rispetto al vederli ogni istante nella speranza anche che nonsisciolganomai, ho deciso di raccontarle dei Take That.
Non vita, morte e miracoli loro e della loro musica.
Ma di come io li guardassi, anche se ero più grande, ma sempre con gli occhi e le orecchie pronti ad ascoltarli e il cuore disposto a bloccarsi proprio in caso di loro sciiiiioglimento.
Riavvolgere il nastro e vedermi dalla sua parte l’ha molto divertita.
Confesso, anche a me fare ricerche con lei sul web nella curiosità del prima / dopo e del come li vedevo / come li vedrei oggi.
Ha voluto capire chi in particolare mi piacesse, convenendo con me che eh sì… Howard! Fino a che, riconducendo tutto ad una storia, ha voluto sapere il finale: e poi cosa è successo?
E poi è successo che un bel giorno hanno deciso di continuare a lavorare e a cantare, ma non più insieme.
"E tu mamma?"
"Ci credi se ti dico che non ho versato una lacrima?" 

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