Al ritornello dei Pooh "Chi fermerà la musica", Sergio Sgrilli, in uno dei suoi monologhi rispondeva a Roby Facchinetti: “Il tu’ figliolo”.
E aveva ragione.
I figli sono pezzi di cuore per noi genitori ma spesso gli
altri non li sentono così: li sentono e basta.
E ne rimangono infastiditi, disturbati, irritati.
Ma generalmente, questa poca tolleranza non arriva dai giovani che forse di
casino ne hanno talmente tanto in testa che quello esterno sono solo bazzecole.
La suscettibilità arriva da gente di una certa età. E con il termine certa, non vado a definirla precisamente…
diciamo un range di età dove potenzialmente hanno figli, ma ormai grandi.
Gente che ha bellamente superato il sacrificio di mangiare al ristorante gli
avanzi del piatto del figlio, di alzarsi ogni portata perché “scappa pipì”… “scappa
ancora pipì”… “scappa per l’ultima volta pipì”.
Coppie che invece di nutrire una sana complicità, mista a commiserazione, in
virtù anche della sindrome del nido vuoto, s’incattiviscono.
Da giorni leggo della proposta di escludere i bambini da locali che, per forza
di cose, diventano esclusivi.
Esclusivo un tempo faceva figo.
La mia proposta, a questo punto, è di toglierli anche dai supermercati:
escludiamo i bambini dai centri commerciali… permettiamo ai genitori di fare una spesa
sostenibile che non carichi il carrello di inutili capricci.
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