giovedì 25 ottobre 2012

A tutto sprint

C'é qualcosa di straordinariamente equipollente a tratti surreale nel discutere ogni sera con Sofficina perché é ora di andare a letto e lei non ha ancora sonno e con gli stessi toni svegliarsi ogni mattina e riprendere la discussione perché è ora di alzarsi dal letto e lei ha ancora sonno...
Il cammino di Santiago di Compostela
 è una passeggiata di salute a confronto dei nostri rituali serali... e la mattina, quando suona la sveglia, l’incubo non è più alzarmi-spegnerla-svegliarmi ma è spegnerla e sperare di riuscire a svegliarla!

E parla una che, antecedentemente al suo personale anno '0', i sabati e le domeniche prima delle 13 non sapeva di esistere al mondo.
E parla una che non ricorda un film in seconda serata, se non nella comodità delle poltrone del cinema dove sprofondare per pisolare.

Mi sento un giradischi rotto che gira sempre sulle stesse note, gracchianti e stonate.
Mi sento di vivere un incubo da cui non mi risveglio mai.
Mi sento di sottopormi a una fatica disumana.
Mi sento che ohhhh ma mi senti?

Io la fatica di mia madre non la ricordo.
Forse perché era la sua di madre e non la mia di figlia.
Non mi ricordo tanto bisogno di contrattazione, tanta preghiera, tanti Su - dai - vai - forza - vedrai che bella nanna ti aspetta - guarda il sole - è giorno - è notte - buongiorno amoreeeee - buonanotte e sogni d'oro… io ricordo un rumore unico, sordo e violento dritto al cuore: VRUUUUM!
ore 07.05 - era lei che tirava su la tapparella della camera con un braccio e con un'unica mandata.
Tapparella vigliacca! 
Cascasse il mondo, alle 07.05 dovevamo essere tutti in piedi, sabati e domeniche compresi.
La mia sveglia era la sua corda che sfregava sulla struttura metallica vibrando nel cassone... VRUUUUM!
Lo stesso per andare a dormire: tapparella a scendere sulla nostra voglia di giocare e un semplice A letto ragazzi, accompagnato dalla buonanotte e da un bacio.
Minimo sforzo, massimo risultato.
Così doveva essere anche per me.
Sarà certo anche colpa dei vizi e dei miei va bene dai ancora 5 minutini che non sono mai 5, ma che si prenda la sua parte di responsabilità anche la tecnologia e sto maledetto motorino elettrico delle tapparelle di casa che, pagato oro per la comodità dell'effetto sordina-risveglio-edulcorato-assicurato, al nostro inizio e alla nostra fine giornata manca sempre quel tocco di energia.

5 commenti:

  1. sul Vrum sono morta dal ridere!
    è uno spaccato di vita anche miaaaaa

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    1. come non ci sono più le mezze stagioni... non ci sono più i genitori di una volta ;-)

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  2. Mio padre mi scuoteva il piede, io per lei ho imparato a suonare il violino, che spesso stona dentro

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    1. pensa... mi hai fatto venire in mente un ricordo che era rimasto in un cassetto!
      Negli anni del liceo, mio padre arrivava all'alba a svegliarmi perchè avevo da fare 'il viaggio' per andare a scuola. E mi svegliava un po' con la stessa tecnica del tuo: mi stringeva le dita di un piede con la mano, era il suo modo per dirmi 'alzati'... dopo un po' ho imparato a sentire il suo arrivo un attimo prima e anticipargli 'sono sveglia' prima che i cinque anni di liceo mi lasciassero come eredità un piede frantumato!
      ps. grazie per aver aperto un cassetto inaspettato :-)

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  3. ...anticipare e' stato come imparare una piccola consapevolezza di responsabilita' , senza troppi discorsi o dischi che si guastano. Ricordo che l'espressione Mia scocciata in cammino lento verso il caffe', nn era per mio padre ma per ill senso di Fatica mesta e ripetitiva. alla quale nn ci si lascia domare facilmente ma tempra.

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